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Le versioni di O Holy Night

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O Holy Night

1° Versione del pastore statunitense unitariano John Sullivan Dwight (1813 - 1893)
O holy night! The stars are brightly shining,
It is the night of Our dear Saviour's birth.
Long lay the world In sin and error pining,
'Til He appear'd And the soul felt its worth.
A thrill of hope The weary world rejoices,
For yonder breaks A new and glorious morn.
Fall on your knees! O, hear the angels' voices!
O night divine, O night when Christ was born;
O night divine, O night, O night Divine.
Led by the light of Faith serenely beaming,

La musica e l'avvenimento cristiano

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di Alessandro Colliva

L'Occidente cristiano ha continuato la tradizione di fare musica per gli avvenimenti più importanti della vita, ovvero per ogni liturgia, come era prassi nella civiltà greco-romana e anche in quella giudaica.
La tradizione musicale greco-romana si è trasformata all'interno del canto gregoriano, la musica liturgica per eccellenza.

Orientamento per il prossimo appuntamento elettorale

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Nella presente circostanza che, attraverso l’imminente chiamata all’espressione del voto, coinvolge il futuro civile del Paese, l’Arcivescovo S. Em. il Card. Carlo Caffarra offre questa riflessione e criteri di orientamento.

Comunicato "I valori non negoziabili sono la bussola"

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Nota dei Vescovi sul voto regionale
22 febbraio 2010

Gli Arcivescovi e Vescovi della regione Emilia-Romagna desiderano indirizzare ai fedeli delle loro comunità questa comunicazione, in vista delle elezioni regionali del prossimo mese di marzo.

Prolusione "Ci sta a cuore tutto l'uomo"

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Conferenza Episcopale Italiana
CONSIGLIO PERMANENTE
Roma, 28 - 31 gennaio 2013

Prolusione del cardinale Presidente Angelo Bagnasco

Perché una nuova edizione

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Tratto dal libro La favola dell´aborto facile Miti e realtà della pillola RU 486 di Assuntina Morresi e Eugenia Roccella

Questo libro è stato scritto e pubblicato nel 2006, quando la battaglia politica per introdurre la pillola abortiva Ru486 nel nostro paese era in pieno svolgimento, ma l'azienda non aveva ancora avviato la procedura per autorizzarne l'immissione in commercio.

18 - 19 luglio 1946: fine di un incubo

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coperina   Il treno parte, ma non è la solita tradotta fatta di carri merci adibiti al bestiame; due vetture, due vagoni per il trasporto delle persone sono riservati a noi. Forse stiamo sognando ma finché il sogno dura viviamolo perché è tanto bello! Si corre veloci, si attraversano paesaggi e luoghi verdi, puliti, bellissimi e in lontananza si vedono svettare nell’alto di un cielo azzurro e limpido alte montagne con le cime imbiancate.

   Sono le Alpi, non ci sono dubbi di sorta. Siamo a Semering, zona di confine tra russi e inglesi; nuova visita di controllo e appello nominativo; scambio di documenti tra inglesi e soldati dell’Armata Rossa poi di nuovo via verso la libertà. Poi ecco il confine e al di là l’Italia, la nostra terra, la cara Patria invocata per anni, la vita, le nostre famiglie, tutto. Stazione di Villac; addio Austria. Ore tredici del 19 luglio dell’anno 1946: Tarvisio, come sta scritto su uno sbiadito ma ancora leggibile cartello e in lingua italiana. l’incubo è finito, scomparsi il terrore e il dolore, tutto.

17 - “Signori ufficiali…”

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coperina   Un mattino di un solito giorno qualunque agli occhi attenti e vigili di alcuni celoviek di vedetta al chiusino apparve in lontananza una macchina strana, familiare, che si fermò davanti al Comando delle guardie russe. Anche da distante quell’automobile non assomigliava proprio ad uno di quei noti carcassoni neri che circolavano in Urss portando a spasso la onnipotente nomenklatura o i funzionari dell’Nkvd; né la sagoma pareva uno di quei macchinoni americani tipo transatlantici e tanto meno la linea severa di una BMW o Volkswagen tedesca. No, no, era sobria, filante, aerodinamica, non pacchiana, bellissima; insomma aveva il tocco elegante del design marca italiana.

   “È una Lancia, Lancia vi dico”, gridò all’improvviso e con gli occhi fuori delle orbite un carrista celoviek; “È lei, son sicuro”.

16 - Sighet Maramaros e l'ultima vigliaccata dei comunisti russi e nostrani

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coperina   Poi un bel giorno, così, all’improvviso e senza avvertimenti alcuni, la notizia tanto attesa passa di bocca in bocca simile al fragore di una vecchia quercia abbattuta e corre per ogni dove nel Campo:

   “Davai bistrà, tra un’ora si parte, davai, davai”.

   Lunga marcia a piedi, poi in lontananza appare il solito treno fermo su un binario morto in attesa del carico.

   “Cristo santo, parto anch’io”, dice agli amici il c.b., quasi convinto che oramai i russi e i mongoli nostrani si siano dimenticati di lui.
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