Perché una nuova edizione

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Tratto dal libro La favola dell´aborto facile Miti e realtà della pillola RU 486 di Assuntina Morresi e Eugenia Roccella

Questo libro è stato scritto e pubblicato nel 2006, quando la battaglia politica per introdurre la pillola abortiva Ru486 nel nostro paese era in pieno svolgimento, ma l'azienda non aveva ancora avviato la procedura per autorizzarne l'immissione in commercio.

A quattro anni di distanza, molte cose sono cambiate, tra cui il punto di osservazione di almeno una delle autrici, Eugenia Roccella, che oggi è sottosegretario al Ministero della Salute, ed è quindi direttamente coinvolta nella vicenda italiana della pillola abortiva. Quattro anni fa abbiamo cercato di fare un'operazione di controinformazione, e di fornire a tutti, ma in particolare alle donne, uno strumento per capire cos'è davvero l'aborto con la Ru486, come e perché è nato il farmaco, come e perché è stato promosso e diffuso nel mondo. Soprattutto, abbiamo voluto raccontare le storie taciute delle morti, che nessuno, in Italia ma anche in Europa, voleva far emergere. Ancora oggi in Italia sono pochissimi a sapere della battaglia testarda del padre di Holly Patterson contro quella che gli americani hanno definito "kill pill", una lotta solitaria che ha guadagnato rapidamente le prime pagine della grande stampa americana, ma non è mai approdata a quelle del Corriere della Sera o di Repubblica.

Le morti, quando abbiamo finito di scrivere, erano 13. Oggi sappiamo che sono molte di più, e che la pillola comporta dei rischi anche per chi l'assume per scopi non abortivi, per esempio per curare in via sperimentale la depressione (tra le 31 vittime anche un uomo).

Eppure, il problema non è il farmaco, o il metodo abortivo: perlomeno non lo sarebbe se della Ru486 si potesse discutere con obiettività, evitando di ripetere la litania dell'aborto facile, indolore, sicuro. Il problema è la carica ideologica che si è attribuita alla pillola, la strumentalizzazione politica a cui è stata sottoposta. Basti pensare all'inspiegabile silenzio della stampa: se si fosse trattato di un altro farmaco, sulle numerosissime testate e rubriche che si occupano di salute, sarebbero comparsi decine di articoli, e si sarebbe aperto un dibattito: 31 morti sono davvero un numero che consente di parlare di buon rapporto tra rischi e benefici? Ma questo non è avvenuto. La favola dell'aborto facile ha continuato a circolare, illudendo le donne che la Ru486 sia una pillola magica, che fa scomparire la gravidanza non voluta senza controindicazioni e senza dolore.

Nel frattempo, la pillola è entrata ufficialmente in Italia, e alcuni ospedali, nelle diverse Regioni, si stanno attrezzando per utilizzarla. Oggi più che mai, dunque, è necessaria un'informazione onesta e completa, che fornisca alle donne uno strumento per approfondire e giudicare. Abbiamo deciso, perciò, di aggiornare il libro, con un capitolo aggiuntivo su tutto quello che è emerso sulla Ru486 in questi anni, e che in particolare dia conto della vicenda italiana e del dibattito, a volte aspro, che è nato (cfr. il cap. 11, "Gli ultimi avvenimenti").

La discussione non ha riguardato solo il profilo di rischio del mifepristone, ma la compatibilita del suo uso con la legge 194, che regola l'interruzione di gravidanza in Italia. Sulla sicurezza, infatti, il Consiglio superiore di sanità è stato lineare e molto chiaro: i tre pareri sulla pillola abortiva (forniti in epoche diverse, con diversi presidenti e diversa composizione dell'organismo) hanno sempre ribadito che il grado di pericolosità del metodo chimico è equivalente a quello del metodo chirurgico solo se l'intera procedura si svolge in ospedale, sotto diretto controllo medico, in regime di ricovero ordinario. Dunque la sicurezza del farmaco è legata alle modalità del suo utilizzo. Ma anche il nodo politico della questione riguarda il modo in cui si svolgerà l'aborto farmacologico, le prassi mediche e i protocolli che saranno concretamente applicati. Noi abbiamo sempre nutrito il sospetto (lo abbiamo spiegato anche nel capitolo aggiunto alla nuova edizione) che il motivo per cui sulla pillola Ru486 si è scatenata una campagna politica di promozione mai vista per altri metodi abortivi (come ad esempio il Karman) è proprio la diffìcile compatibilita fra il farmaco e i limiti e le garanzie imposti dalla legge 194. La procedura farmacologica con il mifepristone scivola con estrema facilità verso l'aborto a domicilio, l'abbandono delle strutture pubbliche, producendo la fine di una politica tradizionale di attenzione al fenomeno che ha portato l'Italia a una costante diminuzione degli aborti, mentre in altri paesi europei accadeva il contrario. Sarà difficile garantire che l'espulsione avvenga in ospedale, che le donne tornino effettivamente alla visita finale di controllo, che la settimana di riflessione sia rispettata; sarà facile, soprattutto se c'è una volontà politica di alcune regioni in questo senso, ignorare le regole di sicurezza suggerite dalle autorità sanitarie, consigliare alle donne di tornare a casa tra una pillola e l'altra, raccogliere i dati in modo approssimativo, fornire al Parlamento solo informazioni generiche. In questo modo, la 194 sarebbe soggetta a un rapido sgretolamento progressivo, e alla fine (come è accaduto altrove) anche il Parlamento sarebbe costretto a prenderne atto.

Noi non vogliamo questo, e soprattutto non vogliamo che avvenga nell'indifferenza e nel silenzio. La battaglia sulla pillola abortiva è più che mai aperta, e si combatte sul territorio a livello di vigilanza sanitaria e amministrativa, attenzione alle procedure, applicazione delle norme, serietà nella raccolta dei dati. È necessaria un'assunzione di responsabilità ai diversi livelli, da parte del Governo e del Parlamento, naturalmente, ma anche delle regioni, della farmacovigilanza, delle aziende sanitarie, dei medici, dell'associazionismo.

Il Governo e il Parlamento hanno espresso un parere molto preciso sulla compatibilita tra il farmaco e la legge 194, sottoponendolo a condizioni irrinunciabili, prima tra tutte il ricovero ordinario. Se queste condizioni non si verificassero, bisognerebbe prenderne atto, per salvaguardare una legge nazionale che può essere modificata solo in modo democratico e trasparente, sottoponendola a un voto parlamentare, e con un dibattito pubblico.