Giuseppe Fanin, quel «santo laico». Un libro lo ricorda

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Tratto da il Corriere di Bologna di martedì 9 dicembre 2008

La presentazione oggi alla Fondazione CarisboRelatori: Fabio Roversi Monaco, Giovanni Bersani, Giorgio Stupazzoni

Sono passati 60 anni dall'efferata uccisione del sindacalista martire Giuseppe Fanin, massacrato a colpi di spranga, a soli 24 anni, lungo la via Biancolina di San Giovanni in Persiceto la sera del 4 novembre 1948, mentre tornava a casa in bicicletta dopo una serata trascorsa con la fidanzata. Uno dei tanti delitti che hanno percorso l'immediato dopoguerra in Emilia Romagna, in un clima avvelenato da vendette e rese di conti, come ha ricordato anche di recente l'arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, che ha accomunato Fanin ai tanti sacerdoti «vittime di un disegno insano che pensava di edificare una società di uguali mediante l'uccisione di innocenti». Fanin, attivista delle Acli e tra i fondatori della Dc locale, impegnato nella creazione di un forte sindacato di ispirazione cristiana, nel 2003 è stato beatificato come Servo di Dio e ora la sua testimonianza di vita viene riproposta nel volume Giuseppe Fanin - Fedele a Cristo, curato dall'associazione Il Mascellaro) e presentato oggi alle 17.30 presso la Sala Assemblee della Fondazione Cassa di Risparmio, in via Farini 15.

Il libro, una cui prima edizione era già stata pubblicata nel 1949, risulta ampliato da numerosi saggi e arricchito, oltre che dagli atti di un convegno tenutosi nel febbraio scorso a San Giovanni, da alcune illustrazioni, contemporanee all'omicidio, realizzate da Giovannino Guareschi per la sua rivista satirica Candido.

Definito «santo laico», Fanin, che pure aveva frequentato, ma solo per un breve periodo, il Seminario di Bologna, si era poi laureato in agraria, appassionandosi al dramma sociale di contadini e braccianti proprio nella fase dela rottura dell'unità sindacale, come ha scritto lo stesso Caffarra: «La sua spiritualità non lo portava fuori dal mondo, in vacue evasioni spiritualistiche. Al contrario. Egli era pienamente consapevole che la sfida che la nuova stagione rivolgeva ai cristiani, doveva essere raccolta in primo luogo dai laici cristiani. Consapevolezza dell'epoca storica e risposta cristiana ai nuovi problemi sono le dimensioni essenziali che definiscono la laicità cristiana di Fanin. Di qui la sua tensione ad una preparazione rigorosa anche scientifica attraverso gli studi di agraria, unita al concreto impegno di elaborare programmi sociali per rinnovare, secondo la dottrina sociale della Chiesa, quel mondo agrario cui il Servo di Dio si sentiva più legato».

Alla presentazione di oggi, oltre a Fabio Roversi Monaco e Virginiangelo Marabini, interverranno Giorgio Stupazzoni, professore emerito dell'ateneo bolognese e testimone diretto della vicenda, e il senatore Giovanni Bersani.

Proprio quest'ultimo, tra i primi ad accogliere Fanin nel mondo sindacale cattolico, ha più volte ricordato le proposte che il sindacalista intendeva portare avanti in risposta alle collettivizzazioni e agli espropri: «Un tema soprattutto fu al centro della sua azione: la questione bracciantile. Essa, per oltre cinquant'anni, aveva insanguinato e turbato — con lotte, invasioni di aziende, tensioni legate ai difficili negoziati contrattuali, ricorrenti scontri con la polizia... — tanta parte della nostra provincia e parte della nostra regione. Oggi possiamo meglio misurare l'efficacia delle proposte avanzate dal gruppo di studio di cui Fanin era l'anima, a cominciare da quel contratto di compartecipazione dei braccianti, che doveva essere presentato da Fanin nel convegno di Molinella, previsto proprio tre giorni dopo la sua uccisione».