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I militari italiani internati nai campi di prigionia del terzo Reich: 1943-1945recensione a cura di Maristella Botta
Tratto da Rassegna - mensile socio culturale della ANRP gennaio - marzo 2009

L’Associazione culturale Il Mascellaro ha appena ultimato la pubblicazione del volume di Alessandro Ferioli dedicato all’approfondimento di questioni relative alla prigionia in Germania dei circa 650.000 militari italiani catturati all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943.

L’autore non ha inteso proporre l’ennesima “storia” degli internati militari italiani, ma ha voluto raccogliere in questo volume alcuni suoi contributi storiografici sul tema, per l’occasione rivisti e ampliati, con l’intento di fornire qualche spunto per ’approfondimento di una pagina di storia tra le meno conosciute e, al tempo stesso, tra le più fraintese.

I saggi qui raccolti riguardano in particolare la memoria dell’internamento; l’attività resistenziale di Giovannino Guareschi nei campi di prigionia per ufficiali; l’esperienza di un periodico realizzato dagli internati del campo di Osnabrück prima del rimpatrio; una rivisitazione umoristica della Divina commedia; le vicende degli internati che aderirono alla Repubblica Sociale Italiana; la didattica scolastica dell’internamento.

Chiude il volume un’ampia bibliografia. “Un ampio capitolo del libro è dedicato a Guareschi, di cui ricorre il centenario della nascita. Per lui l’internamento rappresentò un momento capitale della propria esistenza e il punto di svolta nell’attività artisticoletteraria. Fu il lager a fargli prendere coscienza, come mai sino ad allora, che l’uomo, a dispetto dei reticolati, è fatto per l’infinito e che compito dell’uomo è dare un senso cristiano alla propria vita attraverso la religione e l’azione concreta. In prigionia Guareschi imparò che il cristiano deve non solo assumersi responsabilità precise ma anche ricercarle attivamente: perciò la sua azione nei lager fu sempre di cercare di riannodare quell’invisibile filo che lega tra loro gli uomini per farli sentire, attraverso la solidarietà, come parte necessaria di un solido complesso. Quella tremenda prova del lager, che egli dovette affrontare, divenne in questo senso metafora di una vita riempita di senso, capace di sopravvivere all’avvilimento del corpo e all’annullamento del tempo.”

“Dai saggi riprodotti scaturisce, nel complesso, una visione diversa della resistenza dei militari internati: una resistenza fondata anche sui valori della cultura e spesso sostenuta dalla capacità di guardare oltre la morte alla ricerca di una prospettiva di vita eterna. Uno dei momenti più fortunati del mio lavoro rimane il ritrovamento di una parodia della Divina Commedia realizzata con il ciclostile nel campo di Osnabrück prima del rimpatrio: attraverso testi e disegni colorati a mano alcuni deportati militari ripercorsero le proprie vicende alla luce dell’esperienza dantesca, ovvero un viaggio che oltre ai dolori e alle fatiche procura anche esperienza, crescita sapienziale e coscienza di sé. Ne emerge una resistenza profondamente intrisa di ideali etici e civili legata alle motivazioni risorgimentali e ai valori di dignità umana.”